Intervenuta lunedì nel programma di Corrado Augias, la scrittrice ha avanzato una riflessione sulle ambiguità legate intelligenza artificiale e al nostro rapporto con la tecnologia
La complessa interazione tra l’essere umano e la tecnologia costituisce innegabilmente un rapporto intricato e in costante mutamento, ma sempre accompagnato da preoccupazioni più o meno fondate. Qual è dunque la motivazione che spinge l’umanità a creare sistemi così avanzati, come le intelligenze artificiali, solo per poi percepirli come una potenziale minaccia alla pari del mostro di Frankenstein?
Durante la puntata dell’8 dicembre de La Torre di Babele, il nuovo programma di divulgazione condotto su La7 da Corrado Augias, la scrittrice e matematica Chiara Valerio è intervenuta rispondendo proprio a questa domanda, riflettendo sulle ambiguità legate all’uso intelligenza artificiale. «Quindi cosa ci spaventa? Che cosa si innamora di questa tecnologia? Che possa realizzare quello che noi abbiamo in testa? E questo è il vizio dell’umano. Noi arriviamo, costruiamo macchine per trovare che cosa alla fine? Noi stessi.». A fronte di questo “vizio dell’umano”, una pareidolia che ci ha accompagnato per tutta la nostra storia, la scrittrice auspica invece la possibilità di trovare nelle IA (intelligenza artificiale, n.d.r.) finalmente qualcosa al di fuori di noi stessi e di non limitarci verso qualcosa di potenzialmente diverso, lanciando una scommessa che potrebbe portare a un cambiamento importante in tutti gli aspetti della società, dal lavoro alla scolarizzazione.
Un mostro in cui non smettere di credere
Anche nel suo ultimo saggio La tecnologia è religione la giudice del Premio Costa Smeralda ha esplorato il complicato rapporto con la tecnologia, proponendo un’attenta analisi su come il progresso tecnologico possa essere paragonato a una moderna forma di religione quando privato della sua qualità scientifica fondamentale: il dubbio. Nel saggio Valerio analizza così la visione fideistica che la società moderna sta assumendo nei confronti del progresso e sottolinea il parallelo tra fede religiosa, focalizzata sulla salvezza dell’anima, e tecnologia, che si occupa invece della conservazione dei dati nel cloud come forma di “salvezza” delle informazioni digitali. Una potente riflessione sulla sfida del futuro, quella di trovare un nuovo equilibrio nel mondo tecnologico che abbiamo creato.
Francesco di Nuzzo
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