A sostenerlo è la scrittrice e giudice del Premio Costa Smeralda: «La scuola non può fingere che il sesso non esista»
Se c’è un tema tra i più dibattuti in assoluto è quello dell’educazione all’affettività e alla sessualità. Un argomento spinoso, complesso e scivoloso se non trattato con gli strumenti giusti. Nell’ultima legge di bilancio è stato inserito, su richiesta di + Europa, un fondo che potrà essere utilizzato per il finanziamento di attività di educazione sessuale e sentimentale nelle scuole. È una buona notizia. Un primo passo «se l’obiettivo del nostro sistema scolastico è la formazione della persona» ha dichiarato Elena Loewenthal in un commento su La Stampa. Per questo è sbagliato, oggi più che mai, ignorare questa sfera dal momento che «tutti abbiamo una sessualità e una vita sentimentale con dei codici da imparare, delle regole da seguire, degli impulsi da assecondare».
Resta comunque un argomento complicato da tradurre a scuola anche se gli obiettivi tracciati da questo progetto sono ben definiti: la salute fisica e psicologica, l’educazione ai rapporti interpersonali, il rispetto del prossimo. Ma il timore che un ente estraneo al nucleo familiare possa interferire con la crescita dello studente continua ancora oggi a farsi sentire, come se la scuola fosse una minaccia. Ma come ricorda la giudice del Premio Costa Smeralda, internet consente di accedere a una valanga di informazioni, compresi quelli legati al sesso. Proprio per questo è necessario che certi temi vengano introdotti ai ragazzi in modo da ricevere un’educazione rispetto a questi argomenti. «La vita sessuale e quella sentimentale si incrociano, si sovrappongono o si avvicendano in un’infinità di modi per tutti noi: tutto è meravigliosamente complesso e anche, il più delle volte, imprevedibile». Tutto ciò deve rientrare nella formazione e «nella missione educativa che è poi la sostanza del passaggio da una generazione umana all’altra», conclude Loewenthal sostenendo che l’educazione non può fare finta che il sesso e i sentimenti non esistano. «Tutti viviamo di istinti e sentimenti, di passioni e desideri. Ed è decisamente meglio che i ragazzi e le ragazze imparino qualcosa in proposito a scuola, che da soli in rete, dove pullulano non solo le insidie ma anche e forse soprattutto la confusione».
Riccardo Lo Re