Con la nuova edizione sempre più vicina, abbiamo parlato con il giudice riguardo le novità del Premio Costa Smeralda
Scrittore, sceneggiatore e drammaturgo originario di Nuoro, Marcello Fois è dal 2022 tra i giurati del Premio Costa Smeralda. In vista della prossima edizione del premio, che si svolgerà a Porto Cervo questa primavera, abbiamo avuto l’opportunità di parlare con lo scrittore, che ha gentilmente condiviso con noi alcune riflessioni sul premio letterario rispondendo, in pillole, a qualche domanda.
La scorsa edizione è stata un grande successo per il Premio Costa Smeralda. Cosa si aspetta dall’edizione 2024?
Che si assestino questi territori di interesse che si sono conquistati nel tempo, e poi che si stabilizzi come premio di enorme qualità, come premio che disobbedisce un po’ a questo pregiudizio per cui i premi in questo Paese sono sempre poco lineari e poco limpidi.
Quali sono i criteri nella scelta della rosa dei finalisti?
Leggerli. Sembra secondario, ma invece è assolutamente primario. Leggerli e cercare di preoccuparmi il meno possibile di chi fa cosa e di chi li pubblica considerando il contenuto piuttosto che il contenitore.
Come e dove trova il tempo di leggere così tanti libri?
Il tempo per leggere non è diverso dal mio tempo di autore, sono esattamente la stessa cosa. Quando io leggo sto scrivendo.
Perché ha scelto di far parte della giuria del Premio Costa Smeralda?
Perché mi è stato chiesto e perché mi è stato garantito che non avrei subito alcun tipo di pressione da alcunché. Questo è avvenuto e quindi sono contento di esserci.
Si considera un intellettuale?
Non solo mi considero intellettuale, ci tengo ad essere un intellettuale. Forse farà storcere il naso a qualcuno, ma credo di essermi guadagnato sul campo la condizione di intellettuale. Ho studiato moltissimo, quindi credo di meritarmelo.
Che rapporto ha con i social?
Ho un rapporto tranquillo, li frequento senza lasciare che siano loro a frequentare me.
C’è un libro in cui si è immedesimato di più nel corso delle sue letture?
Sono centinaia i libri in cui mi sono immedesimato. Ci sono dei libri di formazione che magari leggi da ragazzo e che poi scopri determinano anche molti punti del tuo agire. I tre moschettieri, per esempio, mi hanno convinto che una vita ai margini, cioè avere un potere carsico, è più importante che avere un potere evidente.
Potendo tornare indietro, riscriverebbe un suo libro mantenendo lo stesso approccio o vi apporterebbe delle modifiche?
Sicuramente delle modifiche, perché la persona che scrive non sono più io. Quando rileggo i miei libri mi sorprendo dello scrittore che li ha scritti. Per cui è un po’ una sciocchezza quando si dice di scrivere per se stessi, perché se stessi non si è mai. Anche dopo due mesi che hai scritto una certa cosa quello che legge non sei più tu che hai scritto, ma sei un altro. Quindi l’approccio è sicuramente molto diverso. E poi credo che tutto sommato questo è quello che fa uno scrittore, cioè ribadisce ininterrottamente lo stesso libro cambiando se stesso.
Riccardo Lo Re e Francesco di Nuzzo