Con un articolo su La Stampa il divulgatore scientifico ha espresso il suo pensiero riguardo al futuro dell’ambiente e sull’aggravarsi del cambiamento climatico
Il 2023 è stato un anno particolarmente complesso per quanto concerne gli eventi legati al clima globale. Oltre a l’intensificarsi di fenomeni meteorologici estremi, l’anno appena trascorso si è attestato infatti come uno dei più caldi mai registrati nella storia del nostro pianeta. Un annus horribilis – come confermano anche i dati di Legambiente – che Mario Tozzi, divulgatore scientifico e geologo del CNR, ha tenuto a sottolineare con un intervento pubblicato sulle pagine del quotidiano La Stampa.
Nell’articolo, il vincitore del Premio Cultura del Mediterraneo ha citato vari eventi accaduti nel corso del 2023 che richiedono un’analisi approfondita, dalla relazione tra sapiens e animali, come nel caso dell’orsa Amarena, al fenomeno del ritiro dei ghiacciai nelle località alpine. Queste situazioni delineano un quadro preoccupante per la salvaguardia dell’ecosistema e per le generazioni future. Le ondate di calore persistenti e le recenti grandinate eccezionali, che hanno colpito principalmente il nord Italia dall’inizio dell’estate scorsa, testimoniano un aumento di fenomeni estremi strettamente legati all’inasprimento dei cambiamenti climatici e che non sono circoscritti solo al nostro territorio, ma sono presenti anche nel resto d’Europa e in varie zone del mondo.
Anche le soluzioni proposte durante il summit delle Nazioni Unite sul clima della Cop28 non sembrano aver completamente convinto il divulgatore, il quale aveva già espresso dubbi riguardo alle risoluzioni adottate durante la conferenza nel corso della trasmissione L’Aria che Tira. In aggiunta, l’eccessiva tolleranza verso l’efficacia delle proposte sembra quasi confermare un’eccessiva fiducia dei leader mondiali sullo stato attuale dell’ambiente e una speranza nelle attuali condizioni del clima, che continua a deteriorarsi sotto gli occhi di tutti. Una situazione drammatica che dovrebbe destare più di un semplice “campanello d’allarme” nell’opinione pubblica.
Francesco di Nuzzo
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