Ospite alla trasmissione L’Aria che Tira, il divulgatore ha criticato l’accordo raggiunto alla Conferenza sul Clima promosso dalle Nazioni Unite
La recente Conferenza sul clima delle Nazioni Unite, la COP28 a Dubai, si è conclusa con un accordo che potrebbe rappresentare un passo importante nella battaglia contro la crisi climatica. L’intesa raggiunta prevede un graduale abbandono dei combustibili fossili e un’immediata accelerazione verso un futuro caratterizzato da basse emissioni di carbonio, promuovendo al contempo l’uso delle energie rinnovabili e finanziamenti per i Paesi in via di sviluppo.
Una soluzione che però non sembra aver convinto del tutto il divulgatore Mario Tozzi che, intervenuto ospite alla trasmissione L’Aria che Tira, andata in onda su La7 lo scorso 13 dicembre, ha espresso i suoi dubbi riguardo alle risoluzioni deliberate nel corso della conferenza delle Nazioni Unite. «Basta guardare il dato del production gap, cioè la differenza che c’è tra quanto investono attualmente le compagnie gaspetrocarboniere in combustibili fossili e quanto dovrebbero invece investire se volessimo tenera la temperatura a 1,5°. – ha commentato il vincitore del Premio Cultura del Mediterraneo durante la puntata – Quello che si vede, lo trovate dappertutto questo dato, è che siamo già a uno scenario da 2,7.».
Il geologo ha continuato criticando la mancanza di un programma strutturato e di meccanismi di controllo all’interno delle 25 pagine della proposta, confrontandola con il Protocollo di Montreal del 1987, il quale ha portato alla regolamentazione e al divieto dei CFC, i gas responsabili della diminuzione dello strato di ozono. A differenza dell’accordo siglato alla Cop28, il Protocollo presentava una chiara roadmap e divieti precisi per tutti i Paesi coinvolti.
Tozzi si è però mostrato ottimista: durante la conferenza, infatti, è stata data grande importanza alla scienza e si è notata una preoccupazione evidente da parte dei paesi petroliferi riguardo all’aggravarsi del cambiamento climatico in relazione all’uso dei combustibili fossili, una velata ammissione di responsabilità che, secondo il geologo, smonta completamente le posizioni dei negazionisti riguardo ai cambiamenti climatici.
Francesco di Nuzzo
immagine copertina: Markus Spiske, unsplash