Il noto divulgatore scientifico è tornato a parlare della tutela dell’ambiente dopo l’esondazione del fiume Frejus a Bardonecchia
La crescita urbana e lo sfruttamento delle risorse ambientali sono tra le forze trainanti della crescita di un Paese, ma con l’ecosistema sempre più a rischio appare fondamentale fermarsi a riflettere sul confine tra sviluppo e danno ambientale. Cosa accadrebbe, infatti, se anche risorse importanti come il turismo finissero per danneggiare lo stesso territorio che si vuole promuovere? Mario Tozzi, vincitore del Premio Cultura del Mediterraneo 2023, è tornato a parlare di ambiente con un articolo pubblicato sul quotidiano La Stampa, dove ha messo in guardia dai rischi causati dall’urbanizzazione del territorio e dal suo eccessivo sfruttamento portando come esempio il caso della recente esondazione del Frejus avvenuta il 13 agosto a Bardonecchia, in Val di Susa, che ha provocato danni al centro abitato e alla rete stradale Provinciale. Anche se il Comune ha rassicurato la popolazione riguardo alla sicurezza delle attività commerciali e turistiche, nel suo articolo Tozzi ha messo in guardia sull’eccessivo sfruttamento delle zone alpine, sottolineando l’equilibrio delicato di un territorio già messo a dura prova. Per comprendere come sarebbe il declino di questo ambiente naturale, ha spiegato, basta immaginare lo scenario avvenuto a Bardonecchia diffuso per tutta la catena alpina, un futuro ad oggi sempre più concreto.
Un equilibrio delicato
L’Italia è un territorio fragile. Secondo i dati rilasciati dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, già nel corso del 2021 si è verificato un aumento della superficie del territorio nazionale esposta al rischio di frane (con un incremento di circa il 4% rispetto al 2017) e di alluvioni (con un incremento di circa il 19%). Va inoltre notato che oltre 8 milioni di individui risiedono nelle regioni italiane a potenziale rischio ambientale, con quasi il 94% dei comuni del paese a rischio di erosione costiera e dissesto idrogeologico. Questo contesto di vulnerabilità coinvolge anche oltre 213 mila siti di interesse storico e culturale, tra architetture e beni artistici, e fino a 50 mila di essi siano soggetti al pericolo derivante dalle alluvioni.
Francesco di Nuzzo
foto: Guilles Guillemot, wikipedia