La scrittrice e giudice del Premio Costa Smeralda intervistata dal Corriere della Sera: «La matematica mi ha insegnato che nulla è impensabile»
È un’intervista tutta da leggere quella pubblicata di recente sul Corriere della Sera. La giornalista Roberta Scorranese ha infatti dialogato con la scrittrice e giudice del Premio Costa Smeralda Chiara Valerio ponendo alcune questione di stretta attualità dopo la partecipazione al Premio Strega. Pietrangelo Buttafuoco, neo presidente della Fondazione La Biennale di Venezia, ha definito alcuni premi letterari dei “tornei di vanità”. L’autrice del romanzo C’è chi dice e chi tace (Sellerio) non è dello stesso avviso. Anzi. Ritiene che cerimonie come il Premio Strega possano essere «un ponte tra la comunità letteraria e il mondo di chi legge».
In un passaggio dell’intervista racconta di come si è avvicinata alla lettura. Nata e cresciuta a Scauri, «più che librerie, intorno a me avevo le edicole, luogo magico perché accanto ai classici, venduti come collaterali ai quotidiani, c’erano riviste come Skorpio, dove il soft porno si mescolava allo steampunk. Quindi io non credo agli steccati tra letteratura alta e bassa. Noi italiani, a parte Manzoni, non abbiamo avuto una grande tradizione di romanzo popolare, ci siamo dati all’opera». Per questo i generi come il giallo «hanno portato una approfondita analisi sociale. Camilleri è stato un grandissimo scrittore e non dimenticherò mai quando mi disse: “Ci sono scrittori da turris eburnea e scrittori da strada, io scrivo in mezzo alla vita”».
Che Chiara Valerio sia allergica alle categorie precostituite è cosa nota. «La matematica mi insegna a capire i percorsi mentali, e soprattutto mi ha insegnato che nulla è impensabile. Ognuno arriva a delle conclusioni con un cammino personale e questo mi affascina. Per esempio, Michela Murgia arrivava ai concetti attraverso sentieri originali e rigorosi». In quell’occasione ha scelto di ricordare gli ultimi momenti passati con l’autrice sarda. «Solo dieci giorni prima che lei morisse abbiamo avuto una delle tante discussioni che hanno costellato il nostro legame. Volersi bene e andare d’accordo non sono la stessa cosa. E io ero spesso in disaccordo con lei, soprattutto nel metodo. Michela diceva le cose a modo suo, veemente, avventato. Però oggi capisco che aveva ragione: quelle cose andavano dette esattamente in quel modo».
Riccardo Lo Re