La giudice del premio Costa Smeralda ha spiegato il legame tra formazione umanistica ed emozioni con un intervento riportato dall’ANSA
Il tragico femminicidio di Giulia Cecchettin e i sempre più numerosi atti di violenza di genere hanno confermato ancora una volta la necessità di promuovere nuovi modelli sociali e culturali, soprattutto quelli rivolti ai giovani negli anni di formazione. Questo cambiamento deve però necessariamente partire anche dall’ambiente scolastico che, dopo la famiglia, rappresenta il principale luogo di ritrovo e formazione per i ragazzi durante il loro percorso di crescita. In un’epoca in cui le discipline scientifiche guadagnano sempre più importanza nella società rispetto a quelle umanistiche, Lina Bolzoni, docente, autrice e giudice del Premio Costa Smeralda, ha ribadito con un intervento riportato dall’agenzia di informazione ANSA il ruolo cruciale di queste ultime nello sviluppo individuale.
La professoressa ha sottolineato che una formazione nelle discipline umanistiche – come la letteratura, la storia e la filosofia – non solo contribuisce a potenziare la conoscenza culturale individuale, ma anche lo sviluppo di competenze emotive e relazionali fondamentali per le interazioni sociali. L’idea alla base di questo pensiero è che l’apprendimento non solo arricchisca la mente e la cultura degli studenti, ma aiuti anche a sviluppare una maggiore consapevolezza ed empatia delle dinamiche relazionali, permettendo loro di comprendere se stessi e gli altri in modo più approfondito. In particolare, la giudice – intervenuta lo scorso 22 novembre al convegno Attualità degli studi umanistici – Sei storie di donne organizzato dall’Accademia Nazionale dei Lincei e la Fondazione I Lincei per la scuola – si è soffermata anche sulla necessità di una riqualificazione del modello scolastico e dell’insegnamento, che ad oggi sembra aver perso d’importanza come ruolo sociale e, di conseguenza, agli occhi degli stessi studenti.
Francesco di Nuzzo