L’intervento del giudice del Premio Costa Smeralda a In Onda e su Repubblica in merito alla questione della pugile intersex algerina finita al centro delle polemiche
L’incontro è durato appena 45 secondi, ma il match è tutt’altro che concluso. Il caso della pugile intersex algerina Imane Khelif, finita al centro delle polemiche dopo la sfida vinta contro l’italiana Angela Carini, ha posto al centro un tema spinoso che tocca lo sport e che è arrivato a coinvolgere anche la politica. Già. Il Giochi olimpici in certi casi è diventato un megafono in grado di amplificare certe questioni di carattere sociale. Ma come ha scritto Chiara Valerio su Repubblica e durante la trasmissione In Onda, la questione Imane Khelif offre anche qualche spunto di riflessione. Per il Primo Ministro il “match Carini non era ad armi pari”. «Dunque, le regole da rispettare sono solo le proprie, giacché quelle del Comitato Olimpico per cui Imane Khelif è nel pieno diritto di partecipare alla competizione femminile non valgono».
A colpire Chiara Valerio sono state le dichiarazioni della ministra Roccella che parla di «una competizione che di sportivo non ha avuto nulla» e di una persona (Imane Khelif) «con cromosomi maschili, con corpo e fisicità maschili». Oltre a essere un attacco diretto al Cio, le dichiarazioni della ministra si scontrano contro quella che lei stessa definisce «ideologia gender». Ideologia che poi si trasforma in statistica «ammettendo implicitamente così che il gender non è ideologia ma biologia». Esistono quindi dei «parametri per cui un essere umano è uomo o donna. E questo perché le definizioni sono l’astrazione di natura statistica con la quale abbiamo deciso di stare al mondo e vivere in una comunità». In questo caso, come la stessa Valerio sostiene su Repubblica,«con l’avanzamento degli studi scientifici o dell’immaginazione civile possono essere ridiscusse e modificate».
Le ultime parole («corpo e fisicità maschili»), sono un altro luogo comune che si scontra contro la scelta del Cio di ammettere l’atleta a Parigi 2024. «Dunque la decisione del Comitato Olimpico pesa meno dell’aspetto fisico. Non chi sei o cosa fai e il tempo per capirlo e accettarlo o allontanarsi, ma come sembri, come ti vesti».
Riccardo Lo Re