Un documentario di Arte in italiano racconta l’Ulisse di James Joyce a cent’anni dalla pubblicazione
Cento anni fa Ulysses di James Joyce fu pubblicato per la prima volta in una piccola libreria a Parigi. Era il 2 febbraio del 1922. Un secolo dopo, il documentario “Ulisse di James Joyce. I cent’anni di un capolavoro” racconta l’opera che ha stabilito nuovi standard per la letteratura e la cultura del XX secolo. Scritto nell’arco di sette anni e inizialmente bandito in America e in Gran Bretagna per le sue pagine più osé, nessun altro romanzo di quel periodo ha avuto lo stesso impatto sulla letteratura occidentale.

La prima edizione dell’Ulisse di Joyce uscì a puntate su The Little Review tra il marzo del 1918 e dicembre 1920, ma la sua pubblicazione ufficiale e finale in volume, che si celebra il 31 gennaio, viene datata il 2 febbraio 1922, giorno in cui fu messa in vendita e quarantesimo compleanno dell’autore, anche se porta in frontespizio la data di stampa 1921 eseguita dalla tipografia Darantiere per la libreria americana di Parigi ”Shakespeare and Company” della libraia Sylvia Beach, che aveva cinque anni meno di Joyce, essendo nata a Baltimora nel 1887.
Ulisse è la storia dettagliatissima di una sola giornata dell’ebreo irlandese Leopold Bloom e di Stephen Dedalus, del loro girovagare e dei loro incontri il 16 giugno 1904 – giorno che in Irlanda si festeggia come Bloomsday -, narrati sull’eco del mitico viaggio dell’eroe dell’Odissea cui Joyce si riferisce ”per dare un senso e una forma all’immensa futilità e anarchia della storia contemporanea”, come ha scritto Eliot, e per descrivere il perdersi nell’esistenza quotidiana dell’uomo d’oggi.
Con uno stile che varia su tutti i registri, dal parodistico al dottrinale, lo scrittore insegue le divagazioni del pensiero, lascia emergere un flusso anche disordinato di parole creando il cosiddetto ”flusso di coscienza” o ”monologo interiore”, continuo succedersi di pensieri e immagini che passano per la testa di Bloom e di Dedalus in un disordine liberatorio, in cui la percezione del dentro e del fuori finisce per non avere più distinzione. La loro giornata è qualsiasi e ordinaria e proprio in questo è la sua forza esemplare, la capacità di scavare nel quotidiano di una persona comune per indagare il senso dell’esistenza umana, come fa ogni grande artista, ogni grande scrittore.
Sibilla Panfili
