ruolo: CORTOMETRAGGIO
Con il corto ‘Il Mistero del Mediterraneo’ il regista prosegue la sua personale battaglia in difesa della Foca Monaca.
Ingegnere – Fotografo – Documentarista e Consulente dell’UNEP RAC/SPA (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente Mediterraneo, come esperto per i progetti di monitoraggio della Foca Monaca)
Emanuele Coppola è nato a Roma nel 1959 e ha sempre coltivato la sua passione per la fotografia e l’ambiente marino dedicando grande impegno per la divulgazione e protezione della natura mettendo a punto delle tecniche di rilevazione e controllo a distanza che non interferissero sulla tranquillità della vita e le abitudini degli animali. È laureato in ingegneria civile ed ha sempre messo a frutto le sue conoscenze e la sua creatività per sviluppare dei sistemi di osservazione e monitoraggio degli animali nel loro ambiente naturale che avessero un minore impatto possibile sull’ecosistema. Da oltre trent’anni si occupa di ricerca sulla foca monaca portando avanti la sua personale battaglia in difesa di questo affascinante e misterioso mammifero che raccoglie in se tutta la meraviglia del nostro mare, con le sue debolezze e fragilità, dalla Croazia, alla Grecia, alla Turchia, all’Italia e alla Sardegna naturalmente, senza nascondere anche le numerose carenze e insufficienze della politica ambientale nelle strategie di tutela e valorizzazione del nostro grande Patrimonio Blu, “in quanto vitale motore culturale, scientifico, ecologico ed economico – regionale quanto globale”.
Emanuele ha fatto della sua passione anche il suo lavoro di esperto nel monitorare ambienti e paesaggi naturali per valutare l’impatto antropico o di grandi opere ingegneristiche e/o strutturali sull’ecosistema naturale: ha lavorato infatti per dieci anni nella Laguna di Venezia documentando con migliaia di immagini e centinaia di ore di filmati la vita dell’avifauna lacustre che vive nelle aree limitrofe ai cantieri del MOSE, la più grande opera marittima al mondo per il controllo dell’innalzamento del livello del mare nella Laguna di Venezia. Grazie allo sviluppo delle tecnologie e al costante impegno di Emanuele tali sistemi sono diventati sempre più affidabili e gestibili da remoto, al punto che è possibile monitorare (anche online) le grotte e gli ambienti marini ritenuti strategici per lo studio della biologia e l’osservazione delle abitudini degli animali, anche se situati a centinaia di chilometri dal suo studio di Roma.
La sua attività è sempre stata alimentata da una forte passione e dal desiderio di conoscenza del misterioso mondo degli animali. Ma la passione più forte è stata da sempre riuscire a svelare il segreto della vita delle Foche Monache, uno dei mammiferi marini più a rischio di estinzione al mondo ai quali ha iniziato ad appassionarsi nel 1994, quando in Italia erano già dichiarate estinte e proprio in Sardegna, a Cala Gonone sulla costa orientale, partiva un progetto finanziato dall’Unione Europea e gestito dal Ministero dell’Ambiente e dal WWF Italia per la protezione e la salvaguardia della foca monaca del Mediterraneo.
Emanuele Coppola ebbe l’incarico di girare un documentario sulla vita e le abitudini di questo raro mammifero marino. Ma poiché in Sardegna la foca era scomparsa da anni, si è recato in Grecia e Turchia dove ha realizzato uno dei primi documentari sulla vita dell’animale, insieme alla sua troupe di Panda Photo e al fotografo Francesco Di Domenico, che a sua volta documentava il lavoro di Emanuele.
Poiché la foca è ritenuta una specie molto schiva e soprattutto vive in ambienti poco accessibili tra grotte e cavità subacquee dove è difficile riuscire a documentare qualsiasi movimento o anche il semplice passaggio dell’animale, è stato necessario mettere a punto tutta una serie di tecniche di ripresa e monitoraggio che negli anni si sono via via affinate ed evolute grazie anche alla tecnologia e alla inventiva di Emanuele che da grande innovatore ha molto spesso ha anticipato delle soluzioni tecniche che poi sono state immesse sul mercato solo qualche anno più tardi.
Come ad esempio è successo in TURCHIA nel 1997 dove ha sperimentato per la prima volta un sistema di rilevamento con videocamera ad alta sensibilità con led ad infrarosso per l’illuminazione notturna e monitor controllato da terra 24 ore su 24. Si trattava di una soluzione basata sull’adattamento di impianti nati per la videosorveglianza industriale, ma che all’epoca non esistevano in commercio, tantomeno con le caratteristiche necessarie per operare in condizioni estreme quali l’ambiente marino e le grotte subacquee che spesso non hanno un collegamento aereo diretto con l’ambiente esterno.
Il sistema di rilevamento si è poi evoluto con un meccanismo di foto trappole e i primi impianti di monitoraggio installati in ISTRIA (Croazia) dal 2006 al 2014 utilizzando il controllo remoto tramite GPRS. In quel caso la camera utilizzava un modem per inviare delle immagini a tempo; la successiva evoluzione è stata quella di adottare un mini PC e un piccolo pannello fotovoltaico posto in superfice con il quale si poteva comunicare da remoto e che – nonostante la lentezza della rete GPRS – consentiva di modificare i settaggi della videocamera e di controllare le immagini in diretta sul posto, consentendo di verificare ad esempio che la stessa grotta veniva frequentata simultaneamente – seppure in momenti diversi della giornata – sia da esseri umani che dalla foca.
Da Settembre del 2017 a Othoni in GRECIA – la più settentrionale delle isole Diapontie, poco a Nord di Corfù e a solo trentotto miglia dalla costa pugliese – è attivo un nuovo sistema di comunicazione mobile a maggiore velocità che utilizzando l’UMTS è in grado di fornire immagini in tempo reale e consente di avere sempre sotto controllo sia l’interno della grotta osservata, sia l’ingresso della stessa dal mare: l’ultimo impianto installato tra l’Adriatico e lo Ionio è la versione più aggiornata. Anche in questo caso il problema dell’alimentazione di tutto il sistema è risolto facilmente con un piccolo impianto fotovoltaico.
Queste stesse soluzioni, nei 34 anni di attività di Emanuele, sono state utilizzate anche in ITALIA, tuttavia si è sempre trattato di iniziative sporadiche e, come sempre, personali che non fanno parte di una strategia coordinata e unitaria, sia negli obiettivi, sia nei metodi. – A Marettimo nelle Egadi nel 2010, Emanuele Coppola su invito del Ministero dell’Ambiente ha avviato delle attività di monitoraggio con la realizzazione di immagini attraverso foto trappole, individuando e cartografando una importante grotta utilizzata per il parto delle foche e con la raccolta di materiali biologici dell’animale (peli di muta, escrementi e resti alimentari) utilizzati per l’analisi del DNA. La ricerca è stata poi portata avanti dall’ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale che fa capo al Ministero dell’Ambiente.
– In Toscana, Emanuele ha individuato un sito importante nell’isola del Giglio e sono stati controllati diversi altri siti potenziali a Pianosa, Capraia e Gorgona, ma un vero monitoraggio non è stato ancora avviato. – In Puglia, nel Salento e lungo la costa Ionica sono stati fatti numerosi sopralluoghi. – In Veneto, sia a Venezia che nella Laguna Veneta sono state verificate numerose segnalazioni di avvistamenti avvenuti a partire dal 2012 fino al 2016. – Nella primavera del 2017 è stata verificata la segnalazione di una carcassa di foca spiaggiata presso Goro (Ferrara) al confine tra Veneto e Emilia Romagna. – Anche in Sardegna, tra il 1994 e il 2006, sono state effettuate diverse attività di studio e ricerca: a Tavolara e nella Costa Orientale (tra Dorgali e Baunei) sono stati eseguiti dei survey subacquei per fare dei rilievi cartografici di molte grotte e cavità subacquee utilizzate in passato dalla foca monaca e valutarne l’eventuale presenza anche in tempi recenti; altri sopralluoghi sono stati fatti nella zona di Villasimius e nelle Isole di San Pietro e dell’Asinara (1998), dove sono state svolte anche delle attività di training per il personale Ispra (ex Icram), con incarico ufficiale del Ministero dell’Ambiente, ma senza compenso; tuttavia un vero monitoraggio anche in Sardegna non è mai stato avviato.
Dopo anni di sperimentazione e di attrezzature costruite o modificate in laboratorio da Emanuele, oggi la comunicazione con le videocamere è divenuta molto più semplice ed efficace perché nascono già come strumenti di rete, attraverso le quali tramite un router UMTS è possibile il controllo totale delle loro funzioni. La disponibilità di questa tecnologia e l’esperienza nella sua applicabilità in questo tipo di contesto – anche con la sperimentazione dei nuovi sistemi di ripresa in 3D stereoscopico – hanno spinto Emanuele a proporne un largo utilizzo e applicare tali strategie in difesa della Foca Monaca con tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
In un documento a parte “Monitoraggio Foca Monaca 1997-2017” sono indicate nel dettaglio alcune metodologie e tecniche di monitoraggio utilizzate per acquisire maggiori informazioni sulla biologia e le abitudini della Foca Monaca in tutto il suo areale di distribuzione che – secondo Emanuele Coppola – nel prossimo futuro sarebbe utile condividere e sviluppare con tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo.