GLI STUDENTI DEL COMUNE DI ARZACHENA
Grazie ad una stretta e costruttiva collaborazione tra il Consorzio Costa Smeralda e il Comune di Arzachena al fine di sollecitare tutti ad un maggiore impegno a difesa del mare e delle sue coste il Premio prevede una serie di iniziative e mobilitazioni collettive del territorio e delle comunità che lo vivono.
Tra i principali progetti in essere figura ‘Un Mare da leggere’: un concorso letterario volto a premiare il componimento più convincente, persuasivo e suggestivo – naturalmente dedicato al mare – fra quelli elaborati dagli studenti delle terze delle scuole secondarie di primo grado di Arzachena e Abbiadori in particolare: la Scuola secondaria di 1° grado “Salvatore Ruzittu” di Arzachena (3°A, 3°B, 3°D) e la Scuola secondaria di 1° grado di Abbiadori, Arzachena (2°A e 2°B).
I vincitori del concorso vengono valutati e decretati dalla Giuria di Esperti del premio, e premiati con una Menzione Speciale durante la Cerimonia del Premio Costa Smeralda.
Nel 2018 la vincitrice è stata Francesca Pasella della 3°D di Arzachena.
Il concorso del premio si espande ed abbraccia il territorio comunale coinvolgendone ogni anno gli studenti e contribuendo così alla crescita culturale e sociale di questo specialissimo lembo di terra.
Vincitore 2018
Un mare da leggere, conoscere, raccontare
Caotico e quieto, incontrollabile ma rassicurante, pericoloso seppure bellissimo.
Il mare è questo: un qualcosa di troppo grande e misterioso per noi uomini; un’entità segreta ed impossibile da comprendere appieno di cui, nonostante tutto, non possiamo fare a meno.
Siamo infatti attirati dalla sua spuma biancastra, dalle sfumature di rosa di cui si dipinge agli estremi delle giornate, dal burrascoso colore che lo caratterizza nel pieno delle tempeste e pertanto lo rendiamo partecipe, anche se solo nella più marginale virgola, della nostra esistenza.
Per molti è un vecchio amico, capace, al contrario di molti uomini, di dare consiglio e rassicurare, di porgere una simbolica spalla su cui piangere e di cancellare il dolore dagli animi come l’acqua cancella le orme sulla battigia.
Per molti è come una vecchia scatola dei ricordi, felici o tristi che siano, sempre capaci di riscuotere vive emozioni in chi li ha vissuti e per altri ancora è una tra le fonti maggiori di quella serena e felice libertà, sfavillante negli occhi dei bambini ed offuscata dal tempo negli adulti.
Infine vi sono quelle persone che nel mare scorgono la loro salvezza o la loro condanna, un presagio di morte, tanto veritiero quanto fulmineo, quegli uomini e quelle donne in cerca di un riscatto, che per ristrettezze politiche o belliche sono obbligate ad abbandonare tutto e scappare dalla loro patria per offrire alla loro progenie un destino differente da quello a cui sfuggono loro, ma che spesso muoiono proprio per mano di quella distesa cristallina intrigante ed imprevedibile che avevano creduto loro salvatrice.
Ma non solo la morte e gli aspetti negativi attanagliano con la loro disperata dannazione i fondali marini: questi sono infatti da considerarsi un mondo parallelo al nostro, con sua popolazione e sue leggi, in attiva cooperazione con quello superficiale.
Basti pensare all’economia che, proprio partendo dal mare, si ramifica per arrivare fino alle persone più disagiate offrendo loro speranza e sicurezza morale, fisica e, ovviamente, anche economica.
Fin dall’antichità è stato infatti il cuore pulsante di interi paesi che con le loro opere sono riusciti a valorizzarlo e utilizzarlo come strumento di comunicazione e scoperta. È stata poi anche l’immagine virtuosa e stilizzata con cui miti e storie, ma anche opere cinematografiche presentano il mare a farci appassionare sempre maggiormente al loro soggetto: Ulisse, Giasone, così come moltissimi atri eroi del repertorio classico e moderno ci hanno fatto scoprire la bellezza nel mare anche nei suoi più subdoli e maledetti aspetti attraverso i loro fantastici viaggi e le loro incredibili scoperte. Nonostante tutto noi temiamo il mare. Lo temiamo come fosse il nostro assassino. Lo temiamo perché può trasformarsi con un solo sbuffo candido in un qualcosa di minaccioso e furioso; alterato dalla rabbia, incauto e indifferente nel causare intere stragi con una sola onda. Lo temiamo, quindi, perché non siamo in grado di prevedere le sue mosse e tantomeno di controllarlo.
Lo temiamo perché in tempesta è come un amico che ci ha tradito: gli abbiamo confidato anche le nostre più piccole debolezze e ci spaventiamo al pensiero che le possa usare contro noi stessi.
Noi che siamo così piccoli al suo cospetto e tremiamo alla sua ombra. Noi che siamo come dipendenti di questo maestoso tiranno.
Noi che non possiamo evitare di rannicchiarci al suo fianco nei momenti di debolezza anche e solo per pensare.
Noi che lo amiamo come fosse una persona e che rimaniamo delusi dal fatto che effettivamente non lo sia.
Francesca Pasella 3°D