Al via una raccolta di firme online per chiedere alle aziende di tutto il mondo di dire addio ai prodotti usa e getta
Greenpeace si mobilita ancora una volta per salvare il mare e l’ambiente marino. Ogni minuto l’equivalente di un camion pieno di plastica finisce negli oceani, provocando la morte di tartarughe, uccelli, pesci, balene e delfini, ma il mare non è una discarica.
Le grandi multinazionali continuano a produrre e vendere sempre più plastica usa e getta, sebbene il 90% non sia mai stato riciclato. Secondo Greenpeace Italia, le aziende sanno benissimo che tutta la plastica non viene riciclata: è ora che si assumano le loro responsabilità. Per difendere un bene comune e prezioso come il mare, fonte di vita per animali straordinari e comunità locali, coloro che stanno contribuendo a questa grave emergenza devono impegnarsi subito a ridurre la produzione di plastica usa e getta. Ecco perché bisogna direttamente chiedere alle aziende di cambiare rotta: e’ ora di finirla con imballaggi inutili e dannosi.
Ed ecco un po’ di numeri: con tutta la plastica che c’è nei mari potremmo compiere 400 volte il giro della Terra. Sono 700 le vittime fra le specie animali: scambiano la plastica per cibo e muoiono per indigestione o soffocamento. L’inquinamento da plastica è un’emergenza grave, che sta minacciando la sopravvivenza di animali che dipendono dal mare per vivere, e che in esso invece, trovano la morte.
Dagli anni Cinquanta sono stati prodotti oltre 8 miliardi di tonnellate di plastica, ma ancora oggi le aziende continuano a inondarci di prodotti monouso, pur sapendo che il riciclo da solo non basta. Fare una corretta raccolta differenziata è un dovere di ognuno di noi, ma è ormai chiaro che il riciclo da solo non basta più. La colpa non può essere scaricata solo sui consumatori, quando le aziende ne vendono sempre di più: la produzione attuale quadruplicherà entro il 2050!
La richiesta di Greenpeace, cui si aggiunge il Premio Letterario Costa Smeralda, e’ questa: entro il 2021 entrerà in vigore la direttiva europea sulla plastica monouso, che vieterà numerosi oggetti in plastica come posate, cannucce e piatti. Questa normativa è un passo avanti, ma non interviene in modo risolutivo sugli imballaggi più utilizzati: bottiglie e confezioni per alimenti. Le grandi multinazionali, che producono la maggior parte di questi imballaggi, ancora oggi non si assumono le proprie responsabilità e continuano a inondare il mercato con enormi volumi di plastica usa e getta. Per questo attraverso la petizione si chiede alle grandi aziende come Nestlè, Unilever, Coca-Cola, Pepsi, Ferrero, San Benedetto, Colgate, Danone, Johnson & Johnson e Mars di impegnarsi subito a ridurre la produzione di imballaggi in plastica e investire in sistemi di consegna alternativi.
Ed ecco il link per firmare la petizione di Greenpeace: petizione.
Arianna Pinton