L’artista e finalista del Premio Costa Smeralda è stato scelto insieme a Yuichi Inoue e Thomas Hutton per comporre una mostra esclusiva al M+M Gallery
Il finalista del Premio Costa Smeralda Tommaso Spazzini Villa è tra i grandi protagonisti di The Tree Is Here, Still, in Pure Stone, una mostra collettiva presente in uno degli spazi più esclusivi di Hong Kong: M+M Gallery. L’esposizione, che ospita anche altri sguardi come quello di Yuichi Inoue e Thomas Hutton, si è posta come obiettivo di riunire tre artisti ognuno con una visione differente visti i contesti culturali e storici di riferimento. Con questa scelta, la mostra si arricchisce ed esplora come la materia possa offrire degli spunti a interrogativi più profondi sul comportamento umano, dalla memoria collettiva al nostro rapporto con la natura e la storia.
Sono di fatto dei percorsi distinti quelli offerti dagli autori, ma sono comunque legati insieme dal linguaggio dell’arte moderna e contemporanea. La mostra si apre con Daitsuchushobatsu – Versetto del Sutra del Loto (1963) di Yuichi Inoue, un’opera imperdibile realizzata nell’apice della sua carriera. Profondamente radicato nella dottrina del Sutra del Loto, lo stile di Inoue è stato fin da giovane influenzato dalle filosofie buddhista e zen. «Nel suo lavoro, il linguaggio cessa di funzionare come mero strumento di comunicazione; diventa invece un contenitore di forza e tensione percettiva, smontato e ricomposto con una precisa intenzione», si legge nella nota. «Alberi e pietre – simboli di resilienza -servono come metafore per fondamenta culturali che perdurano ed evolvono» nel tempo.
La mostra si concentra poi su Thomas Hutton che si concentra sull’uso del travertino, una pietra estratta a Tivoli e impiegata nei monumenti imperiali romani come il Colosseo e la Basilica di San Pietro. Il travertino, in questo percorso, non è solo immaginato come materia, ma rappresenta anche un portatore di memoria politica e storica. «Gli imperi sorgono e cadono come le maree, il loro splendore persiste come un sussurro nella polvere, continuando a modellare l’immaginario culturale contemporaneo», affermano i curatori.
Infine, non per ultime, ci sono le Radici di Tommaso Spazzini Villa che, nel rielaborare dei libri rari d’antiquariato—come un’edizione del Orlando Furioso del XVI secolo, un Dao De Jing del XVII secolo, e un manoscritto del Bhagavata Purana del XVIII secolo— trasforma questi oggetti in qualcosa di unico attraverso collage e incisioni. «Sulle loro pagine fragili evoca le traiettorie ramificate e mutevoli della cultura attraverso lingue e geografie. Il suo lavoro riflette su come il significato muti nei diversi contesti, e su come i racconti, riassemblati, rinascano continuamente».
Riccardo Lo Re