I fondatori del Magazzino Italian Art sono stati al centro di una lunga intervista pubblicata nel noto giornale Observer
«Nancy Olnick non si sarebbe mai dedicata all’arte italiana senza aver incontrato Giorgio Spanu. Se non fosse stato per Olnick, Spanu non sarebbe mai entrato nel mondo del collezionismo d’arte, né avrebbe riallacciato i rapporti con la sua terra d’origine». Non ci sono parole migliori per descrivere il legame che c’è tra i fondatori del Magazzino Italian Art. Un rapporto personale ma in poco tempo si è trasformato in una grande opportunità per la cultura negli Stati Uniti. Il concetto di “sliding doors” (porte scorrevoli) è perfettamente descritto in questa prima parte dell’articolo pubblicato nel noto giornale Observer. Quando si pensa infatti a un momento decisivo nella vita, si sottovaluta quanto possa cambiare drasticamente il corso degli eventi. È successo a loro. Due figure con una loro storia ma con una comune passione per l’arte e il collezionismo. Prima in incontrarsi dagli anni ‘80 hanno iniziato a raccogliere gli oggetti più raffinati. Da quando si sono conosciuti, però, cominciano ad avvicinarsi all’arte italiana, dall’arte povera ai piccoli grandi gioielli di vetro provenienti da Venezia. La coppia si è interessata di questi lavori dopo una visita in una mostra in Laguna. Olnick si era già appassionata di questi oggetti curiosando tra i vetri di Murano del dopoguerra a New York. La svolta arriva nel 1992 con una visita in una mostra alla Fondazione Querini Stampalia a Venezia. Un passaggio fondamentale nel loro percorso come collezionisti. Dal 1993 hanno raccolto svariate opere di artisti e designer di Murano, comprese quelle contenute nella collezione di Muriel Karasik. All’Observer Olnick racconta la sensazione provata da lei e Spanu, come se fossero dei “bambini in un negozio di dolciumi” come ne La Fabbrica di Cioccolato, guidati non da Willy Wonka ma da amici della famiglia Barovier.
Nel 2000, la loro collezione di vetri è stata poi presentata al Museum of Arts and Design di New York. E non sarà solo l’unico traguardo raggiunto da Spanu, Premio Speciale Costa Smeralda 22025, e da Olnick. Nel 2017 fondano il Magazzino Italian Art, uno spazio che in poco tempo ha guadagnato prestigio negli Stati Uniti per la sua capacità di raccontare l’arte italiana in America. Sorge a Cold Spring, immersa nella natura della Hudson Valley e realizzata con cura da Miguel Quismondo che, insieme Alberto Campo Baeza, si è occupato anche del Robert Olnick Pavilion.
Si tratta di un «percorso naturale della loro vita», affermano all’Osbserver. Il collezionismo non riguarda solo il semplice gesto di possedere un oggetto, ma si estende fino alla conoscenza di ogni forma artistica. «Impariamo, raccogliamo libri e materiali di ricerca da quando collezioniamo», spiega Olnick. «È questo che lo rende interessante: non si tratta solo di acquisire, ma di imparare. Altrimenti, che senso avrebbe?». Ed è infatti questo l’obiettivo del Magazzino Italian Art: non fermarsi in superficie, ma andare oltre l’esposizione delle opere d’arte con programmi formativi rivolti al pubblico e agli studenti con un Centro di Ricerca e una biblioteca con oltre 5.000 volumi sull’arte e la cultura italiana.
Riccardo Lo Re
