In un post sui social racconta il suo legame con le opere dell’autore ucciso nel 1975 a Ostia
«Pier Paolo Pasolini non è uno scrittore che ho amato dalla mia giovinezza, sento dunque con lui – indipendentemente che la abbia o no – una confidenza relativa. Voglio dire che ho letto Pasolini, non per curiosità – come Woolf, Weil, Yourcenar, Wu-Cheng-En, Morante, Soseki o, che ne so, Breat Easton Ellis, FleurJaeggy, Bufalino o Baricco – l’ho letto perché bisognava». Le parole sono della scrittrice e giudice del Premio Costa Smeralda Chiara Valerio che, nel ricordare Pasolini, racconta sui social cos’ha significato per lei leggere i racconti scritti dall’autore ucciso cinquant’anni fa a Ostia. «La tensione politica all’inizio degli anni Novanta del Novecento, voleva dire essere coscienti di dover leggere Pasolini».
L’autore, morto il 2 novembre, con i suoi lavori ha saputo lasciare un segno indelebile nelle coscienze di ciascun individuo, dal cinema alla letteratura. Come lei stessa sostiene nell’estratto del saggio pubblicato nei volumi di Repubblica, è stata da sempre interessata a come gli scrittore omosessuali hanno trattato l’omosessualità in storie specifiche dedicate al tema. Dagli anni ‘90 «cominciavo a considerare di essere io stessa omosessuale e, così, oltre a comprare tutti i prodotti che pensavo mi identificassero come omosessuale agli occhi di altri possibili omosessuali (…), leggevo tutti i libri che riuscivo a raccattare dove venivano raccontate o dichiarate storie d’amore gay».
Chiara Valerio nell’elogiare il lavoro di Pasolini e nel rileggere soprattutto i due brevi romanzi Atti impuri e Amado (romanzi inediti che mostrano dle difficoltà dell’autore nei confronti della proprio orientamento sessuale), ritiene che a questo servono i libri, i romanzi in special modo: «A dimostrarti che la realtà è più vasta e più larga di quella che ti vedi intorno e che, spesso, ti costringe». I libri, come quelli dell’autore considerato tra i maggiori intellettuali italiani del Novecento, «sono anche utili quando non hai a disposizione corpi da toccare. Ti fanno sperare, i libri, che altre mani tocchino altri corpi col tuo stesso desiderio, o se non proprio lo stesso, simile. D’altronde – conclude il suo post – in principio era il verbo e il verbo si è fatto carne».
Riccardo Lo Re
