Il lungo editoriale di Elena Loewenthal dopo la rilevazione dei messaggi pubblicati da Selvaggia Lucarelli
Continuano a far discutere le chat di alcune note attiviste femministe pubblicate in un articolo firmato da Selvaggia Lucarelli su Il Fatto Quotidiano. Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte e Benedetta Sabene sono accusate del reato di stalking e diffamazione per aver organizzato campagne “denigratorie e offensive” nei confronti di due persone.
Ciò che più colpisce di questo caso sono i contenuti emersi in una chat di gruppo, denominato “fascistelle” e gestito da cinque persone. In questo spazio sono apparsi insulti pesanti rivolti a figure istituzionali e intellettuali: il presidente Mattarella, Fabio Fazio, Roberto Saviano, la senatrice Segre, la gionalista Cecilia Sala e le scrittrici Michela Murgia e Chiara Valerio che tutti noi conosciamo per essere giudice del Premio Costa Smeralda.
«Ironia non meno pesante della sorte, Flavia Carlini (tra le persone che gestiscono il gruppo), è pure vicepresidente dell’Intergruppo parlamentare per i Diritti fondamentali della persona. Proprio la persona giusta al posto giusto, a giudicare dalle sue esternazioni», scrive Elena Loewenthal in un lungo editoriale su La Stampa. «C’è di che indignarsi. C’è da sperare che queste deficienti e quel deficiente (proprio nell’accezione originaria del termine: mancanti di cervello, sensibilità, consapevolezza, senso della misura e un sacco di altre cose) si ritirino dallo spazio pubblico e istituzionale il più in fretta possibile. Con la coda fra le gambe».
Eppure non bastano le indignazioni generali come afferma l’autrice e giudice del Premio Costa Smeralda: a queste qui e a quello lì forse più che un’ipotesi di reato si addice una bella ramanzina. Come si fa con i bambini stupidini». Loewenthal li definisce dei «cretinetti». «E i bambini cretinetti non si mandano in tribunale. La faccenda si risolve con una bella lavata di capo. E li si mette in castigo. Sei mesi senza cellulare».
Al di là delle parole, il tema centrale, conclude la scrittrice, resta quello della libertà di parola e dei suoi limiti. «Perché non possono non esserci, e a porli dovrebbero essere la coscienza, la responsabilità, l’empatia, la capacità di stare al mondo».
