Il commento dell’autrice Elena Loewenthal dopo le manifestazioni e l’appello di Venice 4 Palestine contro il massacro a Gaza
Riflettori accesi ancor prima della Mostra del Cinema di Venezia. A far discutere è l’appello firmato da attori registi e intellettuali riuniti sotto la sigla di Venice4Palestine. Una lettera rivolta alla Biennale e agli organizzatori delle sezioni collaterali – La settimana internazionale della critica e la Giornata degli autori – affincheré prendessero una posizione netta contro lo «strazio di un genocidio compiuto in diretta dallo Stato di Israele in Palestina. Nessuno potrà mai dire: “Io non sapevo, non immaginavo, non credevo”. Tutti abbiamo visto. Tutti vediamo».
I primi effetti si sono visti: un flash mob davanti al Palazzo del cinema; e la rinuncia alla partecipazione alla Mostra degli attori ritenuti filo-israeliane Gal Gadot e Gerard Butler. La presa di posizione della Biennale è stata netta: “Siamo la principale istituzione culturale italiana, un luogo di apertura, di discussione, di dibattito, che non esercita alcuna forma di censura, nei confronti di nessuno, per questo rispediamo al mittente la richiesta di escludere degli artisti se intendono presenziare alla Mostra del cinema. – ha dichiarato il direttore della Mostra Alberto Barbera – E dall’altra parte non abbiamo mai esitato a esprimere e dichiarare chiaramente la nostra enorme sofferenza di fronte a quello che sta succedendo a Gaza e in Palestina».
Il problema rilevante di questa vicenda, come ricorda l’autrice e giudice del Premio Costa Smeralda Elena Loewenthal, «è il boicottaggio, anzi il respingimento di artisti a un Festival del cinema come arma di manifestazione politica. È la negazione del presunto “nemico” e contestualmente della persona che lo incarna, i quali perdono con ciò il diritto di presenza». L’arte deve essere un luogo dell’incontro del confronto, dello scambio di idee e di visioni completamente diverse dalla nostra. «L’arte e la cultura dovrebbero essere un territorio franco – da pregiudizi, slogan vuoti, posizioni che escludono quelle altrui, dai “no!” a priori, da fin troppo comode battaglie a suon di slogan rinfacciati a destra e sinistra, echi sordi e inutili», conclude l’autrice.
Riccardo Lo Re
