Il fondatore del Magazzino Italian Art sta portando avanti una campagna per supportare la candidatura del noto artista di Biella
«Perché un Premio Nobel per la Pace ad un grande artista? Perché l’arte ha la forza di agire come espressione personale e collettiva. Favorisce l’incontro , il dialogo tra le persone per creare un ambiente sociale più armonioso e di conseguenza contribuisce alla costruzione di Pace tra gli uomini». Non ci sono parole migliori di quelle di Franco Scepi per lanciare una grande campagna per supportare la candidatura di Michelangelo Pistoletto al Premio Nobel per la Pace 2025. La proposta è sostenuta dall’Associazione Fondazione Gorbaciov, costituita nel 1998 a Piacenza e presieduta da Marzio Dallagiovanna. Una richiesta che ha trovato pieno supporto dal Comitato norvegese per i Nobel a Oslo sulla base del concetto messo in campo da Pistoletto, ovvero di ritenere l’arte come uno strumento fondamentale di prevenzione . «La candidatura – ha affermato Pistoletto – non la vedo solo come un premio personale per ciò che ho fatto finora, ma come impegno per il lavoro futuro».
Da qui si è scelto di lanciare una lunga campagna mettendo al centro la creatività e la forza dell’opera d’arte come possibile soluzione di pace. Un linguaggio che aiuta al dialogo e al cambiamento della società. Per supportare l’iniziativa sono scesi in campo diversi intellettuali di spicco: Franco Scepi con la sua opera “L’uomo per la Pace”, un capolavoro che ha messo d’accorso tutti i Premi Nobel per la Pace del mondo; e Giorgo Spanu, fondatore del Magazzino Italian Art Cold Spring e vincitore del Premio Speciale 2025 a Porto Cervo. «Il suo simbolo universale, il Terzo Paradiso, è diventato un’opera d’arte vivente in tutti i continenti: nelle scuole, nelle comunità svantaggiate, in ambienti fragili e nelle zone di conflitto. – afferma – Attraverso performance, installazioni inclusive, laboratori educativi e azioni partecipative, Pistoletto ha costantemente posto l’arte al servizio della società come strumento di cura, dialogo e connessione».
Riccardo Lo Re
