L’editoriale di Elena Loewenthal pubblicato sul giornale La Stampa offre diversi spunti su come affrontare al meglio lo scorrere inesorabile del tempo
«Le parole sono pietre». Comincia con una citazione di Carlo Levi l’editoriale di Elena Loewenthal pubblicato su La Stampa. E non solo quella. Nel pezzo si trovano frammenti della prima lezione americana di Italo Calvino dedicata alla leggerezza. Una riflessione che arriva dopo altri, straordinari, saggi di letteratura dal titolo Una pietra sopra. Un «gesto inesorabile, che dà quel sollievo necessario per star leggeri».
Già. Non tutti riescono a trovare una soluzione a questo enigma. La leggerezza, scrive l’autrice, in verità non va pensata «come assenza di compostezza. Non è disinteresse per la vita, anzi. Ci permette di scendere a patti con la sua natura più ineludibile: che passa». Ebbene sì, ogni cosa ha un inizio e una fine. Ed è impossibile combattere contro una delle verità che toccano in profondità la nostra esistenza. Loewenthal ha trovato però un metodo infallibile che è il distacco. «Prima o poi le cose finiscono, i sentimenti si smorzano, sbiadisce la pelle, i muscoli si rilassano, i tessuti diventano più accondiscenti alla forza di gravità». La leggerezza potrebbe essere dunque «un ottimo antidoto alle rughe: porta su, a sorvolare il suolo, seppure magari a bassa quota».
È altrettanto vero che è complicato trovare il giusto equilibrio tra il distacco definito da Loewenthal – quello che ti consente di prendere tutto con assoluta spensieratezza dalla vita, e l’astensione. Da questo punto di vista le parole aiutano in questo viaggio alla ricerca «di un salutare distacco, di una impercettibile levitazione».
Per combattere contro la inesorabile forza di gravità che ci porta verso il basso la «la leggerezza – scrive Elena Loewenthal – ci fa stare meglio e più dentro la vita anche se ci fa volare un poco più su, a mezz’aria come una piuma che ci lascia portare qua e là».
Riccardo Lo Re
