L’autore, finalista del Premio Costa Smeralda 2025, ha arricchito il pomeriggio del 18 novembre con un momento di letture
Il Progetto Carcere della Statale di Milano ha compiuto la bellezza di dieci anni. Un programma che non solo è cresciuto ma che si è evoluto nel tempo abbracciando qualunque corso di laurea. Per l’occasione si è tenuto un evento che ha visto un’ampia partecipazione di pubblico. Ad aprire le danze sono state la Rettrice Marina Brambilla e Stefania d’Agostino, che dirige l’Ufficio II – Personale e Formazione del Provveditorato regionale dell’Amministrazione Penitenziaria. Presente anche Giancarlo Monina, presidente del CNUPP (Coordinamento nazionale dei Poli Universitari Penitenziari). La giornata è stata poi arricchita da una serie di tavole rotonde in cui tutor, studenti ristretti e docenti hanno raccontato in modo corale il valore e l’impatto delle iniziative universitarie nel contesto detentivo.
Tra gli ospiti c’era anche l’artista Tommaso Spazzini Villa. Autore ben conosciuto dal pubblico del Premio Costa Smeralda per il suo libro Autoritratti. Per realizzare l’opera, entrata nella terzina finalista della sezione Saggistica, ha coinvolto oltre 361 detenuti di diverse carceri italiane, consegnando a ognuno di loro una pagina differente dell’Odissea di Omero. Sul singolo foglio ogni persona doveva intervenire con sottolineature e commenti, marcando così delle parole che possano in qualche modo comporre frasi di senso compiuto legati in particolare al loro stato d’animo. Il risultato è una sorta di “meta-testo che dà voce all’inconscio e al vissuto personale dei partecipanti”. Un lavoro capace di parlare “del profondo di queste persone, e della loro condizione di privazione e limitazione della libertà”.
Il programma va proprio in quella direzione. Nato nel novembre 2015, il Progetto Carcere è diventato uno dei più importanti del Paese. Nel corso di questi dieci anni, 24 persone in esecuzione penale sono riusciti a ottenere la laurea grazie al coinvolgimento di circa 600 tutor, 35 docenti titolari di corsi, oltre a moltissimi altri che hanno contribuito con singole lezioni. Sono stati organizzati 55 laboratori e corsi didattici, per un totale di oltre mille ore di lezione negli istituti penitenziari. Attualmente, fanno sapere dall’università di Milano, sono 175 gli studenti ristretti iscritti che si trovano otto istituti penitenziari lombardi. Nove studentesse e 166 studenti che stanno frequentando 34 corsi di laurea, con una particolare concentrazione nei corsi triennali.
«Il Progetto Carcere ci ha regalato un primato nazionale che ci rende davvero orgogliosi: realizza un dettato costituzionale, insegna e dà consistenza a una solidarietà giusta e necessaria, forma e allena alla coesione sociale nella pratica dell’insegnamento e dell’amicizia, nutrendo una delle identità più importanti di questa università», ha dichiarato la Rettrice Marina Brambilla. «È stato fondamentale per le persone ristrette, aiutate a riprendere il corso della propria vita con un bagaglio di conoscenza e competenza utile a dare il proprio contributo positivo alla società, recuperando fiducia e autostima. Ma non è stato da meno per i nostri studenti, che hanno sempre risposto con entusiasmo e hanno avuto l’opportunità di fare un’esperienza formativa e di crescita personale e umana di inestimabile valore sociale: conoscendo direttamente vicende difficili, non così rare ma spesso ai margini della nostra attenzione, hanno infatti potuto dare al proprio percorso formativo anche un significato di profondo valore civile».
Riccardo Lo Re
