MARA LAI
L’opera si intitolava “Legarsi alla montagna”, e a differenza delle performance e operazioni sul territorio degli anni Sessanta e Settanta (che lavoravano sull’effimero coinvolgendo spazi inconsueti per l’arte restando sempre opere personali dell’artista) qui, ad essere protagonista assoluto, fu l’intero paese di Ulassai, piccolo centro nel cuore della Sardegna.
Un’operazione che la stessa Maria Lai definì come “una scommessa tra me e il mio paese” e che, scavando tra i ricordi di infanzia e della gente, trovò risposta in una storia, una fiaba nota ai bambini da infinite generazioni, soggetta, come vuole la tradizione orale, a innumerevoli variazioni, ma dalla morale sempre intatta.
All’artista sarda, in questo 2019, in occasione del centesimo anniversario dalla sua nascita, viene dedicato il Premio Costa Smeralda: infatti l’allestimento della Sala Smeralda, ove avverrà la premiazione, curato dall’artista Giorgia Concato, sarà ispirato non solo alle lettere degli antichi alfabeti del Mediterraneo (fino ai segni del glossario informatico) e all’incontro, e proficuo confronto, tra scienze umane ed applicate tipico del periodo ellenistico, ma anche all’intreccio, alla tela di Penelope che attendeva Ulisse sperso nell’ignoto del mare, ai telai, come sentito omaggio alla grande artista sarda.
ANGELA BOEDDU
Autodidatta, Angela Boeddu è un’artista che utilizza la “tecnica delle cannucce” per rivisitare gli antichi disegni dell’artigianato sardo, in particolare quelli dei cestini, un’autentica icona della manualità sarda. È un lavoro di ricerca di disegni antichi, di broccati e tessuti al telaio, che sono tutti materiali non semplici da trovare. Il suo è uno studio delle diverse forme della cultura sarda da riproporre con una tecnica moderna e in modo.
Nasce così l’idea di rivisitare con questa tecnica moderna qualcosa di tradizionale: il tipico cestino sardo in tutte le sue sfumature. I cestini tradizionali son fatti principalmente di giunco e asfodelo, fibre naturali sempre più difficili da reperire e, nel caso del giunco, protetto.
I cestini in carta riciclata di Angela Boeddu suppliscono a questa carenza portando avanti la tradizione e la memoria del passato. Uno di questi cestini l’ha realizzato a forma di piatto, come omaggio al Premio Costa Smeralda
DONNE DI SAN VERO MILIS
Tra le fonti storiche che parlano dell’intreccio sanverese citiamo Vittorio Angius che nel suo Dizionario dice “… La manifattura, dalla quale meglio guadagnano le donne sono i crivelli e gli altri lavori di fieno, i quali si mandano intorno, anche a grandi distanze, e si vendono come utensili necessari nel panificio…”
Oltre ai crivelli, le donne sanveresi realizzavano corbule, fiscelle, canestri e bottiglie, come quella realizzata per il Premio Costa Smeralda. Ma se da un lato questi oggetti assolvevano una funzione domestica quotidiana, legata alla pulitura di cereali e legumi, alla cernita delle farine per il pane e alla preparazione dei formaggi, dall’altra ci si concedeva il vezzo di elaborare nuove tecniche e motivi ornamentali più ricercati, soprattutto nel rivestire le bottiglie, arrivando a realizzare veri e propri capolavori.
Intorno alla metà del Novecento San Vero Milis con altri paesi della Sardegna partecipa a una fase di rinnovamento dell’artigianato tradizionale con l’introduzione di nuovi modelli estetici finalizzati al raggiungimento di nuovi mercati. Artefici di questa stagione sono Eugenio Tavolara e Ubaldo Badas; sotto la loro abile supervisione si forma una generazione di giovani artigiane sarde e sanveresi. Da questa esperienza nel 1957 nascerà l’Isola, acronimo di Istituto Sardo Organizzazione Lavoro Artigiano. Questo momento costituisce una svolta nella produzione artigianale della Sardegna. Nasce o si accresce la sensibilità estetica e artistica verso i prodotti e, grazie a questi artisti, le artigiane si giovano di nuove idee e soprattutto di una “guida” preziosa per la loro formazione.
(fonti: Archivio Comune di San Vero Milis e libro “Intrecci)
GIORGIA A. CONCATO
I suo apprezzati lavori spaziano dalla pittura alla scultura. Ama la sperimentazione e spesso combina, in modo magistrale, materiali di natura diversa: legno, iuta, metallo, scarti plastici e industriali.
Molte delle sue opere, su commissione e per esposizione, fanno parte di numerose collezioni private italiane ed estere. Alcuni sui lavoro sono apparsi su riviste di interni di primo piano (Architectural Digest, Shelter, Artigianato). Nel 2008 ha cominciato una collaborazione, tuttora attiva, con la galleria londinese Fumi, presentando pezzi unici della sua produzione nella mostra estiva di Porto Cervo, in cui passa buona parte della sua vita.
“Sfrutto al massimo i materiali: lo scarto generato dalla realizzazione di un’opera diventa infatti molto spesso la base o il complemento per la realizzazione di un nuovo pezzo in una sorta di continuità organica – spiega l’artista -. Per quanto le forme di vita del mondo di cui siamo parte possano essere investigate e comprese scientificamente, rimane sempre una porzione di mistero in esse ed è questo che essenzialmente ispira il mio lavoro. L’esperienza della natura nelle sue multiformi manifestazioni e nella sua ciclicità è per me una continua straordinaria scoperta, fonte di stupore e ammirazione”.
CONSIGLIA MARINO
Le sue opere artistiche forgiano – su diversi materiali, anche ricchi di innovazione – vite, identità, storie, sogni e desideri di chi, stando sulla terraferma, guarda oltre, guarda all’immensità e alla libertà del mare, che è poi il tema centrale del Premio Costa Smeralda.
Su questo sottofondo, Marina Consiglio ha così voluto omaggiare la rassegna letteraria e i suoi partecipanti con un’opera intitolata “Il Tuffatore”. L’artista ha spiegato bene qual è la sua filosofia: “Se il tuffo rappresentato in una delle tombe più importanti e famose della Magna Grecia, “La Tomba del Tuffatore” a Paestum, è l’immagine metaforica del passaggio dalla vita alla morte, Il Tuffatore donato ai vincitori del Premio Costa Smeralda esprime lo slancio coraggioso di chi si immerge nel blu (o nel celeste, nel turchese, nel verde smeraldo…) in cerca di emozione e conoscenza. Allo stesso tempo l’opera vuole essere un umile, devoto a appassionato inchino al nostro mare in segno di rispetto e protezione”.
L’opera è stata realizzata con la tecnica del Powertex, un materiale con cui possono essere realizzati oggetti, plastici, sculture, gioielli, immagini, mobili.
CONSIGLIA MARINO
Non si tratta di una lezione: l’intento è quello di far rivivere un mondo, di far risuonare nuovamente la voce un Mediterraneo antico ma sempre da riscoprire, attraverso un gioco più chiaramente teatrale, anche grazie all’accompagnamento musicale del chitarrista Carlo Mascilli Migliorini.
L’allestimento, pensato per spazi teatrali, non prevede particolari necessità se non quelle della microfonazione (microfoni ad archetto) per i due protagonisti e di un microfono direzionale per il chitarrista. Un tavolo, due sedie e un leggio. La durata dello spettacolo è di un’ora e un quarto circa.